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Covid, contagi 10 volte più dell’anno scorso.
Quali rischi corriamo per Natale?

Dopo quasi tre anni siamo tutti davvero molto stanchi, e sentire ancora parlare di Covid è sfibrante. La situazione attuale però suscita degli interrogativi che meritano risposte, anche per orientare i nostri comportamenti in vista delle resse natalizie. L’obiettivo è capire quali rischi ci sta facendo realmente correre oggi la corsa indisturbata del virus.
 
La definiamo così perché non ci sono più misure di contenimento, mentre nello stesso periodo del 2021 era obbligatorio l’uso della mascherina e serviva il green pass per andare a lavorare, salire su un treno, o andare al ristorante. La conseguenza è che nel solo periodo ottobre-novembre 2022 sono stati notificati quasi 2 milioni di casi, contro i 300 mila degli stessi mesi del 2021. Un numero peraltro sottostimato poiché adesso l’identificazione e la notifica di casi positivi è limitata a causa dell’utilizzo massiccio di test fai da te, i cui esiti non vengono comunicati alle autorità sanitarie. Al contrario i dati del 2021 si riferiscono al periodo di circolazione della variante Delta, quando il tracciamento dei contatti (pur con tutti i limiti ormai noti) era ancora sistematico. Vuol dire che la diffusione del virus oggi con la variante Omicron BA.5 è almeno 10 volte superiore a quella dello stesso periodo dello scorso anno. Sappiamo, però, che i rischi della sua circolazione devono preoccuparci nella misura in cui il Covid ci porta al ricovero in ospedale, in Terapia intensiva o al decesso. E allora vediamo cosa ci dicono i numeri.
 
 
I ricoveri in ospedale: raddoppiati

Utilizziamo gli ultimi dati disponibili che ci permettono di fare dei confronti significativi a livello statistico. A fine novembre di quest’anno erano ricoverate 8.179 persone, con un tasso di occupazione dei 63.649 posti letto del 12,9% (qui il documento). Nello stesso periodo del 2021 erano 5.227, con un tasso di occupazione dei posti letto del 9% (qui il documento).

 

Tra ottobre e novembre i ricoveri non sono mai scesi in media sotto i seimila, il doppio rispetto agli stessi mesi del 2021

 
Ma perché nonostante ci siano più ricoveri, l’allerta rispetto all’anno scorso è decisamente meno alta? È solo una questione di cambio di governo, con Giorgia Meloni e Matteo Salvini che hanno sempre criticato l’allarmismo.
Le Terapie intensive: pazienti dimezzati

Se la circolazione del virus è fino a 10 volte maggiore dello scorso anno e i ricoveri sono proporzionalmente il doppio, la conclusione che si può trarre è che il virus è meno aggressivo. È una supposizione confermata guardando cosa succede nelle Terapie intensive. Sempre a fine novembre si contano 289 ricoverati in Rianimazione, con un tasso di occupazione dei 9.180 posti letto al 3,1% (qui il documento). Nel 2021 erano 683, con un tasso di occupazione in Terapia intensiva al 7,5% (qui il documento). E in generale, sia per ottobre sia per novembre, i ricoveri in Rianimazione si confermano la metà rispetto allo stesso periodo 2021. Non è azzardato, dunque, sostenere che i casi sono meno gravi, tant’è che meno pazienti finiscono in Terapia intensiva.

L’efficacia incontrovertibile dei vaccini

Non è possibile sottovalutare l’effetto-vaccino. Ancora una volta sia i ricoveri in area medica sia quelli in Terapia intensiva di persone positive al Covid riguardano soprattutto chi non si è vaccinato. Tra i non vaccinati fra i 60 e 79 anni finiscono in ospedale in 75 su 100 mila, e in Terapia intensiva 5 su 100 mila. Tra i vaccinati finiscono in ospedale 30 su 100 mila, e in Terapia intensiva 2 su 100 mila. Tra gli over 80 non vaccinati, sempre su 100 mila, gli ospedalizzati arrivano a quasi 600, e 15 in Terapia intensiva, contro i 120-150 vaccinati in ospedale e i 2-3 in Terapia intensiva (a seconda se sono passati o meno 120 giorni dal vaccino o dal contagio).

I morti in aumento: come spiegarli?

Questo ragionamento supportato dall’evidenza dei dati va però, almeno a prima vista, a scontrarsi con il numero di morti.

 

A novembre sono stati 2.300 contro i 1.600 del novembre 2021; e lo scorso ottobre 2.100 contro i 1.100 dell’ottobre 2021. Il numero di decessi, dunque, è aumentato in modo impressionante anche se non fa praticamente più notizia

 
Domanda: perché muoiono più persone se il virus è meno aggressivo? Le spiegazioni dei numeri in crescita possono essere almeno due.
La prima: abbiamo già visto come la scelta dell’Istituto superiore di Sanità, in linea con le disposizioni internazionali, è di conteggiare come morto di Covid anche un malato oncologico con polmonite e tampone positivo (qui il Dataroom del 27 gennaio 2021).
La seconda: come dimostrato da uno studio dell’Iss oltre un decesso su due per Covid riguarda un paziente non ricoverato in Terapia intensiva (qui il documento).
In sintesi: il numero di morti è spropositato perché non sono tutti morti per Covid ma ci sono anche morti con Covid che, in ogni caso, possono non essere passati dalle Terapie intensive. L’esperienza ci ha insegnato che chi è molto compromesso di salute nella maggior parte dei casi non viene ricoverato in Rianimazione perché intubarlo servirebbe solo a farlo soffrire ulteriormente. Sono due motivazioni valide che però non bastano da sole a giustificare il fenomeno. Dobbiamo guardare cosa ci dicono i dati sui decessi. Tra i 60 e i 79 anni riguardano 8 persone su 100mila non vaccinate contro le 2-3 su 100 milavaccinate. Per gli over 80 salgono a 180 fra i non vaccinati, contro i 15-30 di vaccinati. Questa differenza sta a indicarci che il Covid è comunque una causa fondamentale di morte, tant’è che chi si protegge contro il virus vaccinandosi muore di meno anche in età avanzata.
Qual è la situazione reale

Proviamo a rimettere in fila tutti i dati per arrivare ad una conclusione. Il Covid sta correndo velocissimo e decisamente di più dello stesso periodo dello scorso anno; il numero di ricoveri è in crescita ma in proporzione meno rispetto alla diffusione dei casi positivi: da qui si deduce che il virus è meno aggressivo. Chi sta bene di salute ed è vaccinato davanti a un virus meno cattivo rischia meno rispetto all’anno scorso come confermano i dati sulle Terapie intensive. Mentre i morti sono in aumento perché il virus, circolando di più, fa finire in ospedale soprattutto i più fragili che in alcuni casi muoiono senza passare dalla Rianimazione dove solitamente non viene ricoverato chi è già in età avanzata e con un quadro clinico compromesso (meno ricoveri in Rianimazione). In sostanza i fragili, e a maggior ragione se non vaccinati, sono le vittime di questa ennesima ondata. Ovviamente per averne la certezza servirebbe l’analisi dettagliata su chi finisce in ospedale e sulle reali cause di morte: per fare studi di questo tipo però è necessario incrociare numerose banche dati che purtroppo per come sono costruite oggi in Italia non dialogano fra loro in tempo reale. In ogni caso, la banca dati Eurostat che arriva fino a settembre 2022 continua a segnare un eccesso di mortalità rispetto al 2016-2019: vuol dire, per esempio, che ancora nel mese di settembre è morto il 7,2% in più di popolazione rispetto alla media dei 4 anni precedenti senza il Covid. Tirando le somme questo è il tributo di vite umane che stiamo pagando per il nostro ritorno alla normalità (qui il documento).

Mascherine a portata di mano

In questo contesto conviene non ignorare le conseguenze, abbondantemente dimostrate, legate al long-Covid e quelle (magari da studiare ancora un po’) legate ai possibili rischi delle reinfezioni (qui il documento Iss). Come non è da sottovalutare il fatto che la protezione contro l’infezione si indebolisce con il passare del tempo. E questo vale sia per chi si è vaccinato che per i soggetti che hanno contratto Omicron BA.1 e BA.2 a inizio anno e BA.5 in estate. E allora se vogliamo proteggere noi stessi e i più fragili dobbiamo usare gli unici scudi disponibili: il vaccino e le mascherine. Già, le mascherine…che a pensarci bene non sono poi così odiose visto che fanno barriera anche contro l’impennata di raffreddori.

 
 Fonte: corriere.it